- Insomma, poiché voi avete ancora la tremarella, andrò io, andrò io a vedere!
E armato del suo trombone, con un coltellaccio tra i denti, s'avvicinò alla casa buia e silenziosa, socchiuse una porticina segreta, entrò, vide in cucina, al posto del focolare, due punti lucidi che gli sembravano brace, si accostò per soffiarvi sopra e far luce, soffiò... Quei due punti lucidi non erano brace, bensì gli occhi del gatto.
* * *
Il gatto sentendosi soffiare a quel modo sul muso, inferocì. Si slanciò sul ceffo del bandito graffiandolo e mordendolo. Mezzo morto di paura, Spaccamonti s'avventò per fuggire verso la porta; ma andò a intoppare nel cane che, svegliato di botto, gli conficcò, ringhiando, i denti nelle gambe; si buttò allora verso il pagliaio, ma urtando nelle zampe dell'asino, questi gli sparò due terribili calci nella schiena; balzò verso la porta, e mentre saltava fuori più morto che vivo, udì un grido acutissimo che dall'alto strillava: chicchirichì!
Pesto e insanguinato arrivò a stento nel bosco. - Compagni, compagni, fuggiamo! - balbettò con voce tremante; - sul focolare della casa v'è un'orribile strega che colle sue lunghe dita mi ha scorticato la faccia; davanti alla porta v'è un nano ringhioso che a colpi di coltello m'ha assassinato le gambe; sul pagliaio è disteso un gigante nero che mi ha mezzo ammazzato coi suoi pugni; e sulle travi sta un giudice col berretto rosso che mostrando un patibolo grida a squarciagola: - qui i rei, qui i rei, qui!
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Spaccamonti
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