Una sera se ne stava sulla porta pensieroso, triste e inquieto, perché in casa non c'era più pane, e i figli avevano fame e piangevano. Era uno stringimento di cuore, a sentirli.
In quel momento passò un signore forestiero, che gli domandò:
- Perché mai siete così triste ed inquieto, il mio brav'uomo?
- Ahimè! signore, non è senza ragione. I miei figli ed io stiamo per morire di fame, e non c'è una sola briciola di pane in casa; e intanto io non ho da lavorare. Non so che farmi; certamente ci bisognerà morire, se Dio non viene in nostro aiuto.
- Se volete lavorare per me, io vi pagherò bene, riprese lo straniero.
- Lavorare! o ma è quello che io dimando, mio Dio.
- Ebbene! domani mattina andate a tagliare i giunchi sulla landa e, al tramonto, io verrò a pagarvi.
- Domani è la festa di Natale, uno dei giorni più santi dell'anno, ed io non voglio lavorare in un giorno come quello: ma doman l'altro e tutti i giorni successivi, se voi volete, eccetto le domeniche...
- Se voi dite così, addio. A quel che vedo, la vostra miseria non è tanto grande quanto volevate darmi a intendere che fosse.
- Ma sì, Dio mio, sono nella più grande miseria.
- Allora, fate quello che io vi dico; se no, crepate di fame, voi e i vostri figli.
In quel momento il disgraziato sentì i pianti e le grida de' figliuoli:
- Babbo! pane! pane!!...
E, col cuore spezzato e la testa sconvolta, disse:
- Ebbene! Ebbene, farò ciò che voi mi dite, lo farò per i miei poveri figli. Dio avrà pietà di me e mi perdonerà.
- Sta bene; lavorate domani e, al tramonto, io verrò a pagarvi.
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