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Il signore, cioè Giovanni, lo udì e, lasciata la sala, venne, rosso di collera, e gridò ai servi:
- Non vi ho raccomandato di non lasciare entrare nessun mendico? Cacciate via questo cencioso! Sciogliete i cani!
I cani furono sciolti, ma non fecero nessun male al mendico, il quale, del resto, se ne andò a lento passo. Giovanni tornò alla sala del convito.
* * *
Poco dopo, mentre gl'invitati discorrevano e ridevano allegramente, una bella carrozza tutta dorata, tirata da quattro magnifici cavalli, entrò nel cortile con grande strepito. E nella carrozza c'era un re o almeno un principe, tutto coperto d'oro e di pietre preziose. Un servitore corse dal padrone e gli disse:
- Venite, signore, venite presto a ricevere un re, o un principe, che è entrato nel cortile, con una splendida carrozza.
Tutti si alzarono da tavola a sentir questo, perché il servitore, turbato, aveva parlato ad alta voce. Tutti corsero alle finestre. L'uno domandava all'altro:
- Chi può essere questo bel principe?
Nessuno lo conosceva.
Giovanni si accostò alla carrozza col cappello in mano e, inchinandosi fino a terra, pregò il principe che avesse la bontà di scendere e gli facesse l'onore di entrare.
- Grazie! - rispose asciutto il principe; - io non scenderò né entrerò in casa vostra. Io sono già venuto qui, non è molto, da mendico, e voi mi avete ricevuto male; mi avete anche fatto aizzare i cani addosso. Ora che mi presento con gli abiti e con la pompa di un principe, ora voi venite a ricevermi col cappello in mano, a pregarmi di farvi l'onore d'entrare in casa vostra.
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Giovanni
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