Viareggio in quel mese è spopolato; cosicché tutta la nostra attenzione era concentrata su quelle due persone che incontravamo ogni giorno sulla spiaggia. Il signore, vedendoci da lungi correre o far buche nella rena ci sorrideva e, giuntoci vicino, cessava di spingere il carretto, ci rivolgeva la parola e ci dava consigli per la costruzione delle case di sabbia e per il modo di ombreggiarle con rami di pino, ci portava bandiere dai colori vivaci, barchettine di scorza d'albero per mettere nei canali, nei quali facevamo giungere l'acqua del mare, e vicino a noi si rasserenava.
Ogni primo d'ottobre il nostro amico partiva baciandoci affettuosamente e noi non lo dimenticavamo negli undici mesi d'assenza. Un anno allorché noi eravamo già grandetti, tornò senza la donna anziana e si fece nostro compagno nei primi giorni che rimase con noi; gli domandammo come mai era solo e ci rispose che l'inferma era morta, ed accorgendosi che noi eravamo sorpresi vedendolo così poco afflitto, ci disse:
- Non era la mamma mia, non mi voleva bene, non me ne ha mai voluto!
- E tu l'assistevi?
- Era mio dovere!
Quella parola dovere la intendevamo male. Educati con amore, non c'era bisogno di richiamarci all'osservanza dei doveri. Il nostro amico si accorse che quella parola aveva un senso oscuro per noi e sedutosi sulla rena, mentre la nostra bambinaia leggeva poco distante di là, ci disse:
- Sono nato lassù sul declivio di quel monte - e c'indicava col dito il monte di Seravezza che fa parte della catena delle Alpi Apuane, così ricche di cave di marmo - mio padre possedeva una villetta isolata, nascosta fra i castagni ed era comproprietario di una cava.
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Seravezza Alpi Apuane
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