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      Era uomo taciturno, malinconico, credo dopo la morte di mia madre della quale neppur mi ricordo. In casa faceva e disfaceva tutto una sorella del babbo, brontolona, intollerante che non mi voleva bene né si curava di me. Ed io che me ne accorgevo, appena seppi camminare spedito andavo fuori e soltanto la voce di mio padre poteva farmi tornare in casa. Ero piccolo e non potevo allontanarmi molto; ma giocavo sotto i larghi rami de' castagni, imparavo a correre per le macchie, inseguivo sull'erba i pivieri e le tollerine che strascicavano superbamente la coda come tante sovrane coronate, e portavo il mangiare ai conigli che il babbo allevava in un recinto poco distante dalla villa. Crescevo come una delle piante sotto le quali cercavo rifugio contro la pioggia ed il sole, non avevo altri amici che gli animali, i quali vedendomi solo ed inerme in mezzo a loro si addomesticavano con me.
      Figuratevi che le lodole senza temermi scendevano dagli alberi per andare in cerca di bacherozzoli e formiche, a fine di nutrire sé stesse ed i loro piccini: che i merli guardandomi maliziosamente si posavano sui ginepri, e beccavano, trillando, le coccole aromatiche, e perfino i conigli, così paurosi e timidi come sono, scavavano in presenza mia gallerie nelle viscere della terra per celarvisi, o seduti al sole fra i ciuffi di stipa, mi fissavano con certi occhi in cui alberga sempre la meraviglia.
      Tutto il mio sapere consisteva nell'imitare il fischio d'ogni uccello. Quando mi feci più grande incominciai ad allontanarmi maggiormente da casa insieme con Pastore, un bel cane da guardia, bianco come la neve, che mio padre mi aveva regalato; imparai a costruire balestre per insidiare gli uccelli, e reti ed ami per chiappare i pesci nei torrentelli.


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Giornale per i bambini
Antologia
di Autori Vari
Tipografia del Senato
1881-1883 pagine 360

   





Pastore