Appena aprivo gli occhi la mattina andavo nella stalla a strigliare o ravviare il mio Benvenuto, come il contadino strigliava e ravviava il bel cavallino sardo del babbo, sicuro su per le salite e per le scese come un vero abitatore delle montagne. Poi gli montavo a bisdosso ed accompagnavo il babbo per un pezzo di strada. Passavo il resto della giornata a far pascere Benvenuto nei prati dove l'erba era più tenera e più aromatica, e a passeggiare per le viottole che corrono sul monte. Un giorno che, abbandonatagli la briglia sul collo lo facevo andare dove voleva, mi condusse su per una viottola ripida che portava ad una segheria di marmi dove non ero mai stato. Benvenuto batteva volenteroso i ferri sul terreno coperto di frammenti di marmo, quando vedo venire in giù un ragazzo della mia età, pure a cavallo ad un ciuco. I due asini appena si scorsero da lontano incominciarono ad alzare il muso e ragliare ed il ragazzo, allorché mi fu vicino, accarezzò la mia cavalcatura dicendo:
- Prima era mio, ora è tuo questo ciuchino. Non lo strapazzare; è buono ed io gli volevo tanto bene.
- Non dubitare, è il solo amico che abbia.
- Non hai fratelli né sorelle?
- No, sono solo.
- Ma anderai a scuola?
- Neppure.
- Dunque non sai nulla?
Doventai rosso a quella domanda e non risposi.
- Come ti chiami?
- Mario! E tu?
- Io ho nome Bista, ma a casa mi chiamano Galoppino perché sono sempre in giro. La mattina andando a scuola a Sarzana mi danno uova, polli e anatre da portare a un rivendugliolo, dopo la scuola vado alle cave per sapere che cosa v'è da segare, la sera faccio le lezioni, vedi che non ho un momento di tempo nei sei giorni di lavoro, ma la domenica è un altro paio di maniche e mi diverto davvero.
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