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      Egli figurava di sorridere, ma le parole gli uscivano a stento di bocca. Ritornò nel canto del fuoco, accese la pipa e fumò tutta la sera. La zia non si chetò mai. Brontolava di dover restare con un ragazzaccio come me, si lagnava che mio padre non avesse fatto meglio gli affari e lo rimproverava di aver messa un'altra bestia inutile nella stalla.
      Egli le rispose secco secco che aveva venduto il cavallo, cosicché nel podere c'era da nutrire l'asino, ma vedendo che lei non si appagava di quella risposta, si alzò ed andò a letto senza darmi un bacio.
      Mi destai all'alba sognando che mio padre era partito. Corsi in camera sua; non c'era. In cucina, nella stalla neppure! La zia che dava al solito il becchime ai polli mi disse:
      - Ora riga diritto, perché sei affidato a me!
      Capii che ero solo, che mio padre non aveva avuto il coraggio di dirmi addio, e feci a me stesso la promessa di diventare un uomo.
      Andai incontro a Bista sulla vallata da cui doveva passare per andare a scuola, ci salutammo come vecchi amici, gli dissi quanto avevo sofferto per la partenza del babbo, quanto desideravo d'imparare e di lavorare. Mi invitò ad andare subito dal suo maestro ed infatti lo accompagnai per un pezzo di strada, ma quando fummo vicini alla scuola, mi venne fatto di domandare se era una scuola a pago.
      - Di certo! - rispose Bista - Nessuno fa nulla per nulla! Si pagano cinque lire al mese.
      Quelle parole mi gelarono e facendo a Bista un cenno colla mano voltai briglia per tornare a casa. Quando entrai in cucina, la zia stendeva sulla spianatoia una pasta frolla di cui era ghiottissima e cantava.


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Giornale per i bambini
Antologia
di Autori Vari
Tipografia del Senato
1881-1883 pagine 360

   





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