Vedendomi fece il broncio.
- Voglio andare a scuola, le dissi.
- Senti come dice voglio! Pare che sia il padron di casa. Se hai quattrini da buttar via serviti pure - e senza badare più a me, si mise a tagliare la pasta.
La sera spiai il passaggio di Bista e mettendo Benvenuto accanto al suo somaro, gli dissi tremando:
- Guarda se il tuo babbo m'impiega nella segheria. La zia non vuole pagar la scuola ed io voglio imparare.
Bista si commosse per la mia risoluzione, mi dette un colpo sulla spalla e mi disse:
- Saremo sempre amici.
Il padre suo era davanti all'uscio di casa, che stava a veder caricare sopra un barroccino tante lastre di marmo, e tre bambini piccoli lo circondavano. Essi batterono le manine riconoscendo Benvenuto e, appena fui sceso, lo presero per la briglia e lo condussero nella stalla.
Bista intanto aveva parlato di me al babbo suo. Questi squadrandomi ben bene, mi disse:
- Che cosa vuoi che ne faccia di te? - Arrossii e chinai il capo. Si accorse di avermi fatto pena e riprese: - Se però vuoi attaccare il ciuco ad un carretto ed andare a caricar rena al torrente, a pagarti la scuola ed i libri ci penserò io.
Il cuore mi fece fare un balzo e non ebbi forza di articolare una parola.
Da quella sera non passò giorno che non mi trovassi alla segheria in mezzo alla famiglia di Bista. Mi alzavo all'alba per istrigliare Benvenuto ed andare a scuola, poi caricavo la rena, ritornavo in sul tardi ed a casa solamente a notte. Là, invece di buone parole mi aspettavano rimproveri, scapaccioni ed un piatto di minestra ghiaccia.
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