Lui le cose le imparava subito alla prima! La Sancia aveva meno ingegno, ma era più studiosa e raccolta: essa era la favorita del nonno, come Sandro era il favorito della nonna. L'Anna Ivànovna lo aveva caro perché cresceva forte e gagliardo, perché l'aiutava nelle faccende più faticose, le attingeva l'acqua, le spezzava le legna: l'Anna era una donnina piccina, un vero gingillo, e perciò teneva in gran conto la robustezza e La forza fisica. La Sancia, invece, era una creatura debole, gracile, pallida, che passava tutte le sue ore seduta in un canto, a leggere o a cucire.
L'uscio si spalancò e la Sancia comparve, poi, subito dietro a lei, la mamma e Sandro, il quale si guardava la punta delle scarpe: aveva una cert'aria di malumore, che non prometteva nulla di buono. La Sancia teneva in mano un gran letterone pieno di sigilli.
- Eccolo, nonno, il primo premio! - esclamò tendendo il foglio ad Atanasio Petrovitch.
- Davvero! tu, cara! Il primo premio! Ah! povera, adorata Nadèžda... Sancia volevo dire... ma, vedi, questa cosa mi ringiovanisce di trent'anni. Lesti, i miei occhiali, per ch'io possa vedere, leggere... Dove sono i miei occhiali? Ah! gli ho sul naso... Benissimo! Un foglio compagno a quello che fu dato alla Nadèžda... ce lo devo avere nel cassettone, è ingiallito, quello, ma... è proprio eguale. Eccoti dunque l'orologio, Sancia mia!
L'abbracciò, la baciò, le mise tra le mani l'orologino e tentennò il capo con aria soddisfatta. La bambina, allora; si voltò dalla nonna, per ricevere le felicitazioni.
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