Ma l'Anna Ivànovna, tutta intenta a schiumare la marmitta, faceva le viste di non vederla. La Sancia si sentì come un gran nodo alla gola, e fu lì lì per piangere. - Nonna, - disse timidamente.
Anna Ivànovna si voltò, e vedendosela così vicina, si vergognò della sua indifferenza. - Brava bambina, - le disse dandole un bacio, - hai avuto il premio? Ci ho proprio piacere!
- Sì, nonna, l'ho avuto. Ma Sandro aveva fatto il compito anche meglio di me! È stato per via d'uno sbagliuccio in fondo alla pagina... Se egli avesse avuto la pazienza di rileggere il componimento, il premio era suo!
L'Anna Ivànovna rimase pensierosa: il viso lungo di Sandro e soprattutto il suo silenzio le dicevano troppo eloquentemente che la generosa bambina mentiva.
- Perciò, nonna, - proseguì la Sancia, l'orologino tocca a lui. Eppoi lui è un uomo e gli si addice di più... Nonna, cara nonna, me lo volete un po' di bene, anche a me? - E queste ultime parole le disse adagino, colle labbra tremanti. Anna Ivanovna la guardò... - Ah mio Dio! - esclamò, avevate pur ragione, Atanasio Petrovitch! Questa bambina è il ritratto personificato della povera Nadèžda!!
Guido NELLI
Novella indiana.
Nr. 13 (30 marzo 1882), p. 205.
Un uomo guardava fissamente nel Gange senza che il rumore dei carri che passavano per la via valesse a riscuoterlo.
- Ecco là un uomo - (dissero i carrettieri) - che aspetta che il pesce gli balzi in bocca dal fiume, bell'e cotto!
- E andarono oltre ridendo. Ma non avrebbero riso se avessero saputo ciò che si agitava proprio allora nel capo di Gohur-il-soldato.
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