Chi l'aveva istruita, e continuava ancora nella buona opera, era la signora Veronica, la sorella del curato; la quale aveva acconsentito, pregata da Tonio, a dare a Nennella un po' di educazione in cambio di qualche piccolo servigio. La ragazza si era portata bene, si era fatta amare, per la sua buona volontà, per la sua intelligenza vivace; e si era fatta una buona donnina da casa.
Una domenica mattina, Tonio e la sua figlia adottiva stavano seduti fuori della casetta. Tonio fumava colla sua pipa di terra; la Nennella leggeva un libro di racconti morali che le aveva prestato la signora Veronica. Era una bella mattina di primavera. Per l'aria correva un odore di fiori silvestri; gli uccelletti cinguettavano nel bosco; e si sentivano lontano lontano le campane che sonavano a festa.
Mentre Tonio stava godendo in silenzio quella pace e quel riposo, dopo le fatiche della settimana, passò un garzone di un contadino dei dintorni mandandosi avanti una bella mucca. Passava di lì per andare ad un abbeveratoio vicino.
- Buon giorno, Tonio.
- Buon giorno, Gigi. Dite su; quella mucca è stata comprata da poco dal vostro padrone. Non l'ho mai vista.
- La comprò ieri a S***
- Quanto l'ha pagata?
- Ma! non lo so davvero.
- È una bella bestia!
- Eh sì! - e il garzone toccando la mucca colla bacchetta, si rimise in cammino, salutando Tonio. Questi tenne dietro coll'occhio alla bella mucca finché poté scorgerla; poi mandò due o tre fumate in furia, scosse la pipa battendola sulla panca dov'era seduto, sospirò e rimase pensieroso.
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