Infatti tre giorni dopo, accompagnato da cento cavalieri e da altrettanti paggi, tutti vestiti di broccato, si mise in cammino verso la città di Balcanda, dove il re Ferragutte teneva la sua corte. Ma quale non fu il suo stupore quando, dopo tre mesi di viaggio, arrivato alla città vide sulla porta una grande bandiera nera in segno di lutto e dentro le mura tutta la popolazione in grande mestizia, come se le fosse sopraggiunta in quei giorni qualche terribile sventura. Il principe Adalberto cercò di sapere la ragione di quel fatto, e infatti chiese a quanti incontrava per via che cosa mai fosse avvenuto. Ma la gente lo fissava in viso cogli occhi stralunati, alzava le mani al cielo e se ne andava senza rispondere nemmeno una parola.
- O costoro son doventati tutti sordomuti - disse il principe ai cavalieri del suo seguito - o duca Teodoro mi ha giuocato il tiro di mandarmi in un paese di matti. Basta, vedremo. Che gli araldi vadano subito alla corte ed annunzino al re Ferragutte il mio arrivo.
Gli araldi tornarono dopo pochi momenti e dissero al principe che il re Ferragutte stava ad attenderlo nella gran sala del trono. Allora il principe Adalberto fece scendere tutta la sua gente da cavallo ed andò al palazzo del re che era pochi passi lontano. Ferragutte stava appunto nella gran sala del trono, circondato dai grandi dignitari della corte, tutti vestiti a lutto e col capo coperto di bende nere. Non appena egli vide il principe Adalberto gli andò incontro per abbracciarlo.
- Io so la ragione per cui tu venisti - gli disse - perché la buona fata dei sogni questa notte mi ha annunziato la tua venuta.
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