Appena il principe fu uscito dall'antro, fu tutto contento di poter mandare un gran respiro; perché se avesse dovuto indugiare un momento di più sarebbe morto di sicuro. - E ora avanti - disse fra sé - la strada la conosco; tutto sta ad arrivare alla porta del laberinto, prima che l'ultimo tocco di mezzanotte sia scoccato.
Voi vi potete immaginare con quanta forza il principe si mettesse a correre per essere in tempo all'arrivo. Oramai andava sicuro. Se non che, quando ebbe fatta una corsa di dieci minuti, a un certo punto, in cui avrebbe dovuto voltare a destra, intese il canto dell'usignolo che invece aveva voltato a sinistra. Egli si provò a chiamarlo con un fischio; ma l'usignuolo cantava sempre più forte e andava avanti per la sua direzione.
Io non so quel che avreste fatto voi altri, figliuoli miei, in un caso simile. Io confesso che mi sarei trovato in un grande impiccio; ma il principe, da quel giovine risoluto che era, pensò che se l'uccellino andava da quella parte, ci doveva essere una buona ragione, e senz'altro, tornò subito indietro, seguitando il canto dell'usignuolo. Non aveva fatto un centinaio di passi, che udì un'altra voce che diceva:
O cavaliere che correndo vai,
Un martellino in terra troverai;
Se tre colpi alla porta batteraiA mezzanotte libero sarai.
Il principe volle vedere chi gli parlava e sulla cresta della roccia scorse un grossissimo ragno incatenato.
- Chi sei tu? - gli domandò.
- Non perdere tempo - gli rispose subito il ragno - perché oramai non mancano che cinque minuti alla mezzanotte, ed ogni indugio potrebbe riuscirti fatale.
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