Il principe non intese a sordo, e chinatosi in terra si mise a frugar dappertutto, finché riuscì a trovare il martellino d'oro. Quindi, a tutta corsa si rimise dietro all'usignuolo che lo ricondusse col suo canto fino al punto dove gli avea fatto mutare strada.
Finalmente il principe che si sentiva rifinire dalla stanchezza, poté entrare nel gran viale che conduceva all'uscita del laberinto, quando intese suonare il primo tocco della mezzanotte. Allora tutte le belve mostruose racchiuse nelle grotte cominciarono a ululare in un modo spaventevole e a fare uno scatenìo che metteva i brividi addosso. Il principe Adalberto, spinto dalla paura di non arrivare a tempo fece un ultimo sforzo. Non correva; volava.
E correndo contava i tocchi dell'orologio: uno, due, tre... dieci, undici. All'undecimo fortunatamente era arrivato. Dette col martellino il primo colpo sulla porta di acciaio, che rintronò tutta come se fosse stata percossa da una cannonata; poi dette il secondo ed il terzo. In quel momento si udì un tuono così forte, che il principe Adalberto, dallo spavento, cadde per terra tramortito.
(Continua)
Quando il principe Adalberto riacquistò i sensi provò la stessa impressione che proviamo noi allo svegliarci da un cattivo sogno: il laberinto, il palazzo incantato, i giardini della regina Fantàsia, tutto era scomparso; ed egli si ritrovò ancora nella selva, allo stesso posto dove avea incontrato la vecchia che gli avea fatto il brutto tiro che voi sapete. Ma la vecchia non c'era più; ed egli invece si vide circondato da una schiera di giovani cavalieri d'ogni nazione, i quali aveano riacquistato la loro effigie dopo che egli avea rotto l'incantesimo che li teneva prigionieri nel laberinto della maga.
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Adalberto Adalberto Continua Adalberto Fantàsia
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