Due di loro si fecero avanti, ed egli riconobbe subito in uno di essi il principe Melibeo di Portogallo.
- Noi vi ringraziamo, o amico - disse quest'ultimo - di tutto ciò che avete fatto, poiché senza di voi, saremmo rimasti in quelle grotte, condannati per tutta la vita. Permettete pure che io vi presenti il cavaliere Osmano, conte di Morea, il quale come me e come voi, andava agli orti del mago Atlante per cogliervi l'erba Malagigia. Voi vi ricorderete di quel ragno enorme che vi ha insegnato il luogo dove trovaste il martellino d'oro. Ebbene quel ragno era appunto il cavaliere, il quale è pronto, come tutti noi, a seguirvi ovunque ed aiutarvi in tutto quello che voi vorrete.
Il principe Adalberto gradì molto quell'offerta; ma pensò bene di rimandare gli altri alle loro case, ed acconsentì soltanto a tener seco il principe Melibeo ed il cavaliere Osmano, i quali vollero, ad ogni costo, dividere con lui il merito di salvare la bella Rosaspina.
I tre amici stavano discutendo da qual parte mettersi in cammino, quando a un tratto il principe Adalberto intese il solito canto dell'usignuolo che gli avea servito di guida fin allora.
- È inutile perdere il tempo a discutere - disse egli ai suoi compagni - non ci resta da far altro che tener dietro a questo canto, e non ci sperderemo mai.
I compagni acconsentirono e tutti e tre andarono per la selva, guidati dall'usignuolo. Così camminarono fino alla sera del giorno dopo, senza incontrare in quella selva anima viva. La faccenda cominciava a farsi seria, perché i tre viandanti, rifiniti dalla stanchezza e dalla fame non si sentivano più la forza di andare innanzi: quando fortunatamente scorsero una casuccia poco distante.
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