Che cosa può mettersi a fare per vivere una creaturina tanto infelice?
Essa scrisse un giorno a stampatello con una penna ben forte, su un pezzo di cartone bianco: Si affitta una camera, e appese quel cartello fuori della finestra, ma dovette aspettare più di quattro ore prima che qualcuno andasse a bussare all'uscio. Finalmente quello si spalancò, spinto dalla parte di fuori, e chi entrava nello stretto ingresso, vide attraverso all'uscio del salottino, Giannina Scricciolo seduta in un antico seggiolone, dinanzi ad una tavola da lavoro. Giannina guardava la bella signorina che stava sulla soglia di casa. - Non posso venirle incontro - le disse - perché sono gobba ed ho certe gambe tutte storte che fanno pietà, ma sono la padrona di casa, signora, e la prego di restar servita.
- Ha una camera da appigionare? - domandò la signorina. - Io mi chiamo Lizzie Hexam, e prenderei volentieri la sua camera.
- Sì, sì - disse Giannina tenendo fra i denti un pezzetto di cartone. - Si accomodi, ma prima vuol forse veder la camera? Non posso accompagnarla, perché sono tutta storpia, come vede.
Lizzie Hexam chiuse la porta e si mise a sedere. Per qualche istante essa fissò con sguardo compassionevole quella creaturina, che, lesta lesta ingommava col pennello i pezzettini di cartone sul legno sottile, già tagliato prima in più modi. Sulla tavola vi erano le cesoie, un piccolo temperino ben affilato e molti pezzi di velluto, di seta e di nastro di vari colori.
- Le sarei grata se sapesse dirmi qual mestiere esercito - disse la donnina guardando furbescamente la sua visitatrice di sottocchi.
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