- Sì, così parmi. E sento anche gli uccelli. Oh! - gridano essi! - guarda quella creaturina, posiamoci sulla sua mano. Senti come cantano?
E mentre Giannina parlava spalancava gli occhi, stendeva la mano, fissando Lizzie. Questa rimaneva silenziosa alcuni istanti, mentre il cuore battevagli a balzi.
Giannina - disse con voce diversa: - Ecco il mio bambino che torna a casa; il mio bambino cattivo che mi dà tanta pena!
Giannina parlava di quell'ubriacone di suo padre. Lo chiamava sempre il suo bambino. Il nome di "padre" era duro a pronunziarsi per la povera Giannina quando doveva accompagnarlo da rimproveri. Quello di "bambino" parevale le desse maggior pazienza per sopportare le sue pene.
- Non vorrei che tu vedessi il mio bambino - disse Giannina, e Lizzie salì in camera sua.
(Continua)
- ECCOMI, Giannina mia! - disse tartagliando il vecchio mentre posava gli occhi sulla donnina seduta nella poltrona. E Giannina non pareva mai così piccina come quando era sola col padre. - Eccomi Giannina Scricciolo, la migliore delle figlie.
- Andate via! - esclamò la donnina con voce aspra e dura, mostrando il dolore e la vergogna che provava. - Andate nel vostro cantuccio. - E allungava le mani come se volesse impedirgli di avvicinarsi.
Quel babbo non era punto necessario a sua figlia. Le faceva soltanto provare immensa vergogna e dolore quando se lo vedeva dinanzi agli occhi colle gote coperte di macchie gialle e di macchie rosse scure, e le vesti così logore e stracciate che pareva impossibile gli potessero stare addosso.
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Giannina Lizzie Giannina Giannina Lizzie Continua Giannina Giannina Giannina Scricciolo
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