Allorché egli voleva mettersi la mano negli scarsi capelli grigi, faceva ogni sorta di movimenti prima di riuscire a toccarsi la testa.
Pensate che dolore di vedere un uomo rovinato in quel modo e di dover dire a sé stessa: - Quello è mio padre!
I ragazzi ridevano e schiamazzavano vedendolo barcollare per la strada, quando andava dalla zoppina che aveva la disgrazia di essere sua figlia. Ma la povera Giannina Scricciolo non rideva né schiamazzava davvero!
Essa accennavagli la sedia accostata alla parete più distante da lei, ed il vecchio andava a sedervisi, facendo due e tre traballoni.
- Ragazzaccio! - esclamò Giannina con voce affannosa. - Lo so quando venite! Eh, vi aspettavo. Quando avete quasi finito il denaro, tornate per averne dell'altro. Datemi ciò che avete - disse stendendo le mani verso la seggiola. - Datemi anche l'ultimo picciolo.
Giannina avrebbe potuto esprimersi più duramente ancora senza riuscire a fare arrabbiare il suo "bambino."
Si frugò in tasca, facendo meglio vedere gli strappi del vestito e finalmente traballando andò verso Giannina e le porse poche monete spicciole.
- Non ci avete altro - domandò Giannina - È poco davvero.
- Non ho più nulla in parola d'onore.
Lizzie aveva udito gran parte di quella scena penosa dalla camera superiore e quando sentì che il padre saliva barcollando le scale per andarsi a coricare nella camera attigua alla sua, essa scese da Giannina col cuore pieno di compassione e di affetto.
- Perché sei pensierosa Giannina mia? - domandavale accarezzandole i folti capelli che le scendevano sulle spalle deformi e nascondevano nelle onde dorate tutto il corpicino della povera zoppa.
| |
Giannina Scricciolo Giannina Giannina Giannina Giannina Giannina
|