Un tappeto a colori vivaci era steso sul tetto sotto la tenda; attorno al fumaiuolo nericcio si arrampicava l'ellera, la quale insieme coi fiori abbelliva quel posticino e lo faceva rassomigliare ad un giardino fiorito.
Le fanciulle si sederono e invitarono il signor Riah a sedersi pure accanto a loro e gli offrirono frutta e crostini imburrati ripieni di carne. Era sul punto di prenderli, quando una voce asciutta e collerica come un ruggito, disse:
- Dove sei vecchio commesso?
- Il padrone mi chiama - disse il signor Riah, affrettandosi ad andare da lui.
- Il suo padrone? - disse Lizzie sorpresa.
Giannina scrollò la testa e parve afflitta.
- Povero compare - disse - è il buon mago per tutti! Giudica tu da questo posticino che ci ha preparato e dalla roba che mi vende. Lavora per altri, appunto come facciamo noi, e altri specula su di lui, appunto come altri specula su di noi, Lizzie-Mizzie-Vizzie. Non ho mai veduto il suo padrone, ma mi figuro che debba essere una bestia.
- Zitta! eccoli che vengono - disse Lizzie.
Il vecchio comparve sul tetto seguito da un giovane smilzo, con un musino da volpe.
Lizzie si alzò col libro in mano.
- Non posso venirvi incontro - disse Giannina sollecitamente - perché sono gobba ed ho tutte le gambe stravolte.
- Questo è il signor Fledgeby mio padrone - disse il signor Riah avvicinandosi a Giannina.
- Non vi distinguo facilmente signore - esclamò Giannina.
- Questa, signore - continuò il vecchio avvicinandosi sempre più - è la piccola sarta delle piccine.
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