- Dunque compare - disse fermandosi dinanzi al vecchio colla testa inclinata da un lato con uno sguardo come quello della civetta e dello scricciolo ad un tempo - ne avete assai del lupo e ve ne andate per il mondo.
- Così pare Giannina - rispose il vecchio.
- A un tratto compare?
- Su i due piedi.
- Si fermò nella strada, eppoi s'incamminarono insieme pian pianino.
- Dove andate a cercar fortuna?
Il vecchio sorrise a quella domanda, ma Giannina vide bene che egli guardava dintorno a sé come uno che abbia smarrita la strada nella vita.
- Andiamo! - disse - la miglior cosa che potete fare in questo momento, compar mio, è di venir subito da me. Non c'è altri che il mio cattivo bambino e la camera di Lizzie è vuota.
Il padrone del signor Riah esigeva che egli facesse cosa poco onesta e per questo il vecchio, piuttosto che ubbidire, se n'era andato via immediatamente. Ma aveva un po' di denaro e poteva accettare l'offerta della piccola sarta, senza esserle d'aggravio; così andò con lei volentieri e la piccina era tutta felice.
Allorché Giannina era uscita per far le compre in città, aveva lasciato a casa quell'ubriacone di suo padre, il quale le aveva promesso di non muoversi. Ma aveva promesso tante volte senza mantener mai, ed anche allora andò in un cantuccio dove aveva rimpiattato qualche picciolo; si strascinò fuori della porta e andò in città per andare a bere nelle bettole, dove per solito bazzicava.
Allorché Giannina ed il signor Riah giunsero alla strada che mena al ponte di Westminster, videro quattro uomini che portavano uno strano fagotto.
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