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      Il signor Riah voleva passare, ma Giannina si fermò.
      - Lasciatemi vedere che cosa è! Non abbiate fretta e guardate compare. - Ma s'interruppe bruscamente; con uno sguardo aveva veduto tutto. - Galantuomini! galantuomini! mi appartiene! - e gridando agitava le manine tremanti.
      - Le appartiene? - domandò uno degli uomini.
      - Sì, sì, mi appartiene. Diteglielo, compare, che è il mio bambino. Oh il mio povero ragazzo cattivo! E lui non mi riconosce! Oh che cosa è successo? - domandava agitando le mani.
      Si chinò sul vecchio straccione ed il signor Riah disse intanto agli uomini che lo portavano: - È suo padre ubriaco: Lo chiama figlio e ha avuto cura di lui fino da quando era bimba.
      - È morto! - risposero, guardandola compassionevolmente. Uno di essi lo coprì e si rimisero in cammino seguiti dalla piccola sarta delle bambole, che nascondeva il viso nella giubba del signor Riah. Gli uomini portarono a casa il morto e lo deposero nel salottino.
      Bisognava che Giannina vestisse molte e molte bambole prima che avesse guadagnato tanto denaro per pagare le ultime vesti di suo padre. Il vecchio signor Riah l'aiutava come poteva ed era sorpreso di vedere come Giannina avesse potuto capire che il morto era suo padre e non il suo bambino.
      - È tanto difficile di educar bene un ragazzo, compare mio - diceva essa mentre l'ago volava nelle piccole cuciture - quando una deve lavorare, lavorare e sempre lavorare tutto il giorno. Quando facevo il mestiere non me lo potevo tenere sempre cucito alla sottana.


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Giornale per i bambini
Antologia
di Autori Vari
Tipografia del Senato
1881-1883 pagine 360

   





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