- Gli sta il dovere - disse Momo dalla soglia della porta.
- Mia cara Giannina - disse Lizzie - quando la piccola sarta delle bambole fu coricata sotto le cortine di trina e insieme fissavano attraverso la finestra il cielo splendente di stelle - ora potrai sopportare la vista delle filastrocche di ragazzi.
Giannina rifletté un momento - Sì, ma non ancora - rispose dolcemente - a poco a poco, quando sarò morta.
La FATA
Belinda e il mostro.
Nr. 39 (28 settembre 1882), p. 611-612;
Nr. 40 (5 ottobre 1882), p. 629-631;
Nr. 42 (19 ottobre 1882), p. 658-659.
C'era una volta un ricco mercante che aveva sei figli; tre maschi, e tre femmine. Siccome era uomo molto saggio non risparmiò spesa né cura per dare loro una buona educazione. Le tre femmine erano molto bolle, specialmente la minore, la quale anche da piccola era chiamata da tutti Belinda. Era poi buona quanto bella e le sorelle s'ingelosivano di lei sentendola lodare da tutti.
Belinda non era soltanto più bella delle sorelle, ma aveva anche un carattere migliore, perché esse andavano superbe della loro bellezza e della loro posizione, avevano molto sussiego e ricusavano di far visita alle figlie degli altri mercanti, non volendo frequentare altro che persone di qualità.
Tutti i giorni andavano a balli, divertimenti e passeggi, e si burlavano della sorella minore, la quale perdeva il tempo a leggere e a lavorare. Era cosa nota che quelle ragazze avrebbero fatto bei matrimoni, poiché ricchi mercanti le avevano domandate in ispose; ma le due maggiori rispondevano sempre che per conto loro non avrebbero sposato altro che un duca o per lo meno un conte.
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