- Davvero buona fata - esclamò il mercante - ti sono gratissimo delle attenzioni che mi usi! - e dopo aver ben bene mangiato prese il cappello per andare nella scuderia a far visita al suo cavallo, ma passando vicino ad un rosaio in fiore, pensò che Belinda gli aveva detto di portarle delle rose, e ne colse una rama.
Nel medesimo istante udì un gran rumore e vide venire verso di sé una bestia d'aspetto così orribile che metteva paura a guardarla.
- Uomo ingrato! - disse la bestia con voce spaventosa. - Vi ho salvato la vita accogliendovi nel mio palazzo, e voi per ricompensa rubate le mie rose che amo sopratutto. Ma sarete punito della vostra colpa, e morirete fra un quarto d'ora.
Il mercante si buttò in ginocchio e giungendo le mani disse:
- Signore, io vi chiedo umilmente perdono. Non credevo di offendervi cogliendo delle rose per una delle mie figlie che me le ha domandate. Non mi uccidete signor mio!
- Non sono un signore, ma una bestia - replicò il mostro. - Odio i complimenti e non saprete intimorirmi in nessuna maniera. Mi avete detto che avete delle figlie. Vi concederò la vita purché una di esse venga a morire in vostra vece. Se no, promettetemi di tornare voi stesso fra tre mesi, per morire nel modo che io sceglierò.
Il buon uomo non pensava neppure a far morire una delle figlie per aver salva la vita, ma rifletté che accettando la proposta del mostro poteva rivederle. Così fece la promessa, e aggiunse sarebbe tornato più presto che poteva.
- Ma - disse la bestia - non voglio che andiate a casa colle mani vuote.
| |
Belinda
|