Di tremar non hai cagione,
Poiché ognun nella magioneUbbidire deve a te.
- Dio sia lodato! - esclamò - vorrei soltanto vedere il mio povero babbo e sapere cosa fa in questo momento. - Volgendo gli occhi su uno specchio che aveva a portata di mano, vide dentro di esso un quadro che rappresentava la vecchia casa e suo padre che cavalcava pensieroso in prossimità di quella. Le sorelle gli andarono incontro, e benché facessero finta di essere afflitte, era facile accorgersi che in cuore erano ben felici. In breve il quadro sparì, ma fece pensare a Belinda che il mostro oltre all'essere molto potente, era pure molto gentile.
A metà della giornata trovò la tavola bene apparecchiata per lei sola, e durante il pranzo suonava una buona orchestra invisibile. Ma quando fu per sedersi a cena udì lo strepito che faceva il mostro e non poté fare tanta forza a sé stessa da non tremare.
- Belinda, mi volete concedere il permesso di assistere alla vostra cena?
- Fate quel che vi pare - rispose spaventata.
- Non dovete rispondermi così - disse il mostro. - Voi sola comandate qui e se non potete sopportare la mia vista, ditelo pure che io sparirò subito. Ma confessate, Belinda, non vi paio troppo brutto?
- Sì, sì - rispose non so dir bugie; ma siete, credo, molto buono.
- È vero, sono buono - replicò il mostro - ma oltre ad essere brutto sono anche molto stupido. Lo so bene che sono una vera bestia.
- Vi sono molte persone stupide che non si riconoscono.
Udendo queste cortesi parole la bestia parve tutta contenta e rispose gentilmente:
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Belinda Belinda
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