Arrivata lì, abbracciò il re e la regina confortandoli che sarebbe tornata a vederli, e sparì tra gli alberi e le macchie folte. Non si seppe più nuova di lei né dell'Uomo selvaggio.
Passato un anno, un mese e un giorno, arrivava a corte un forestiero che chiese di parlare col re. Era un nanetto alto due spanne, gobbo e sbilenco, con un naso che pareva un becco di barbagianni e certi occhietti piccini piccini. Il re non avea voglia di ridere, ma come vide quello sgorbio non seppe frenarsi.
- Che cosa voleva?
- Maestà, - disse il Nano: - vengo a farvi una proposta. Se mi darete mezzo regno e la reginotta per moglie, io andrò a liberarla dalle mani dell'Uomo selvaggio.
- Magari! rispose il re. Non mezzo, caro amico, ma ti darei il regno intiero.
- Parola di re non va indietro.
- Parola di re!
Il Nano partì.
E non era trascorsa una settimana che il re riceveva un avviso:
- Domani allo spuntar del sole, si trovasse presso il bosco, colla regina, con la corte e con tutto il popolo, per far festa alla sua figliuola che ritornava!
Il re e la regina non osavano credere: dubitavano che quello sgorbio non si facesse beffa di loro: pure andarono. E allo spuntar del sole, ecco il Nanetto gobbo e sbilenco che conduceva per mano la reginotta vestita da sposa come quando era entrata nel bosco per l'Uomo selvaggio.
Figuriamoci che allegrezza!
Le feste e i banchetti non finivano più. Ma di nozze non se ne parlava e della metà del regno nemmeno.
Il re, ora che avea lì la figliuola e che l'Uomo selvaggio era stato ucciso dal Nano, non intendeva più saperne di mantener la sua parola.
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