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      - Perché?
      - Perché non abbiamo da dar loro nulla. Non c'è di che sfamarli, di che rivestirli, di che farli felici...
      - Pensa al loro dolore se dovessero rinunziare alla solita festa! Non hanno altra gioia durante i dodici mesi dell'anno; ci sono assuefatti, crescono con quel desiderio... Poveri piccini! Venderò qualcosa in questi giorni, ma essi avranno il pranzo, i doni, meno belli forse, ma li avranno.
      - Vorrei sapere che cosa venderai - disse la Contessa. - Mi pare che ci siamo privati di tutto il superfluo.
      - Ci rimane però l'antico letto di famiglia, che è molto grande; è fatto di legno prezioso, intarsiato d'oro e d'argento. Ce lo pagheranno bene.
      - Vuoi vendere il letto di famiglia! - esclamò la Contessa. - Quel letto in cui dormirono e morirono tante generazioni di antenati tuoi, l'unico letto che ci rimane!
      - A questo non ci pensare; tu dormirai sul sofà, io mi coricherò per terra.
      - Per terra alla tua età! Ma vuoi ammazzarti?
      - E se quei poveri bambini non avessero il pranzo, i doni?...
      La Contessa tacque.
      La mattina di quello stesso giorno un giovane gigante s'inoltrava nella foresta non molto distante dal castello del Conte, quando vide una fata piccina piccina che gli saltò da un ramo sull'indice della mano destra.
      - Dunque sei a duecento miglia da casa tua. Dimmi perché fai questo gran viaggio? - gli domandò.
      - Per una ragione potente. A casa mia non ho da mangiare. Viaggio per procacciarmene.
      - E come?
      - Vado a vedere se è morto lo zio del mio nonno. Sono uno degli eredi, e quel vecchio è ricco dimolto.


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Giornale per i bambini
Antologia
di Autori Vari
Tipografia del Senato
1881-1883 pagine 360

   





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