Egli è solo, ricco e voi, col vostro bel cuore, potete giovargli molto. Potrebbe venire a star qui, dove le stanze son grandi e tutte sareste felici. - Il Conte piangeva.
- Volete adottarmi per figlio? - domandò il Gigante.
- Sicuro! - fu la risposta. Allora il Gigante s'inginocchiò e il Conte salì sulla tavola e gli pose le mani sulla testa.
- Ora adottate anche la Fatina - disse il Gigante dopo aver abbracciato il Conte e la Contessa.
- Io non posso essere adottata; ma verrò spesso a veder come siete felici ed i bambini faranno un bel Capo d'anno.
- Finché vivremo - disse il Conte e la Contessa. - Finché vivrò - aggiunse il Gigante.
Quando il Conte e la Contessa andarono in camera, trovarono l'antico letto di famiglia al posto, tutto luccicante.
- Che bel Capo d'anno! - esclamò il buon Conte.
FORESE
Il dittamo del buon cuore.
Fiaba.
Nr. 7 (15 Febbraio 1883), p. 103-106
C'era una volta un conte che aveva un bellissimo castello. Egli incuteva terrore a tutti. Ognuno gl'invidiava il suo valore in guerra, i suoi feudi e le sue ricchezze, ma nessuno lo amava, neppure la moglie che aveva scelta fra le fanciulle più nobili e belle del regno; quando lo vedeva abbassava gli occhi tremava, e taceva: neppure il bambino che gli era nato; quando lo sentiva accostare alla culla, incominciava a piangere, e si copriva il visino collo mani.
- Che mi serve che tutti obbediscano ai miei ordini quando non posso ottenere che mi amino? - gridava il conte dalla torre più alta del castello. Il vento portava lontano i suoi lamenti, che parevano ruggiti di leone ferito.
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