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      - Signore fatemi la carità; mi pesan tanto queste legna, caricatemele sul vostro cavallo.
      Il conte avrebbe risposto per le rime alla vecchia se non avesse in quel momento veduto l'aquila che gli volava al disopra del cimiero.
      L'aquila abbassandosi gli disse:
      - Conte, mio bel conte la pianta di dittamo del buon cuore, fiorisce specialmente vicino alla miseria.
      Il conte si rabbonì; scese da cavallo e caricò sulla sella il fastello delle legna. La vecchina camminava piano, doveva camminar piano anche lui.
      Intanto il cielo doventava nero nero e i fulmini facevano parere la pianura un mare di fuoco.
      - C'è lontano fino a casa vostra? - domandò il conte alla vecchina.
      - Lontano per le mie gambe e non per le vostre - e seguitavano a camminare.
      Finalmente fra il bagliore dei fulmini il conte vide una capannuccia piccina piccina. Era stanco anche lui e aveva una fame...
      - Eccoci a casa mia - disse la vecchina e alzò il saliscendi dell'uscio.
      In cucina c'era il fuoco spento, una sola panca da sedere e una tavola.
      La vecchia accese il lume, fece ricovrare il cavallo del conte e gli disse:
      - Mettetevi a sedere per riposarvi intanto io accenderò il fuoco. Quel che ci sarà lo divideremo per cena. Ma ci sarà poco. Siamo vassalli del conte e non c'è gente più povera e maltrattata di noi.
      Il conte non fiatò: si sentì andar via tutta la fame che aveva.
      La vecchina messe in tavola una magra forma di cacio un mezzo pane e una brocca d'acqua, e non cessò un momento dal lagnarsi della durezza del conte e dei suoi sottoposti che toglievano ai poveri anche il sangue a nome del padrone.


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Giornale per i bambini
Antologia
di Autori Vari
Tipografia del Senato
1881-1883 pagine 360