Il conte respinse il piatto, disse che era stanco e chiese d'andare a letto.
S'addormentò anche quella notte a stento e in sogno vide la felicità che regnava nel suo castello riflessa in tanti quadri lieti, e vide che nessuno desiderava il suo ritorno.
Si destò, fu preso da un grande scoraggiamento e si mise a piangere. In quel momento sentì battere forte forte alle imposte della finestra. Aprì, e vide l'aquila.
- Cogli un ramoscello del dittamo del buon cuore che cresce qui sulla finestra della bambina, annaffialo di lacrime e portalo a casa tua; vedrai che non seccherà più.
- A casa mia non ci torno.
- Perché avresti fatto il viaggio? - gli domandò l'aquila - dai retta e parti subito.
Il conte colse il ramoscello si vestì e scese giù. Tutti erano già alzati e lavoravano. Il conte sellò il suo cavallo, dette una borsa piena di danari al capoccia, baciò la bambina e ringraziando si allontanò.
Il conte tornando al castello piantò con cura il ramoscello di dittamo si mostrò umano e affabile con i sottoposti, dolce colla moglie, carezzevole col bambino e da quel giorno il dittamo del buon cuore fiorì nel castello, e il conte doventò un signore felice.
Pietro THOUAR
La scuola dell'esperienza
(a cura di Guido Biagi)
Nr. 10 (8 marzo 1883), p. 158-159;
Nr. 13 (29 marzo 1883), p. 206-208.
Io conterò cose vere, e colpe solite pur troppo, ed una egregia virtù di oscura donnicciuola; ma tacerò i nomi veri ed i luoghi, sostituendone altri immaginati, non tanto per sottrarre al biasimo chi lo ha meritato, quanto per rispettare la modestia di chi è degno di molta lode.
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Guido Biagi
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