Da tutto questo avveniva che i semplici genitori di Riccardo non potessero giudicare se l'educazione e la istruzione acquistata dal figliuolo nella capitale, fossero, per così dire, di buona lega. Rimanevano subito presi delle belle apparenze e con esse appagavano quella vanità che li aveva consigliati a mandarlo a dirozzarsi nella capitale, perché ormai a parer loro, aveva tanto di patrimonio da poter fare il signore per tutto, e menar donna di qualche illustre casata.
La Marianna, a dir vero, dopo le prime visite di Riccardo a Montevago, incominciò a non bevere grosso quanto i genitori sul conto dei costumi e del sapere del padroncino; ma, poveretta, non le dava il cuore d'affliggerli con qualche dubbio molesto; e temeva anche d'ingannarsi, e rampognava sé medesima del volere ella, inesperta quale si reputava, giudicare dei portamenti e degli studi di un giovane educato in Firenze.
Fatto è che intanto Riccardo aveva incominciato a spendere fuori di casa molto più di quello che ai genitori in sulle prime fosse paruto potergli abbisognare; le sue visite a Montevago si andavano man mano diradando e appena giunto lassù non vedeva l'ora di tornarsene, com'ei diceva, ai diletti suoi studi, sicché ricevuto il gruzzolo dei denari, voltava le spalle alla rustica dimora degli antenati; e non si addimostrava più, quale un tempo, tutto giulivo ed affabile, ma sì era taciturno, burbero, e qualche volta sgarbato e insolente.
Non istette molto la madre ad accorgersi di questo mutamento del giovine; e se ne afflisse prima tra sé e sé, poi con la Marianna la quale si studiava di confortarla, sebbene da maggior timore fosse angustiata.
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