Nel padre durava sempre l'effetto delle apparenze che lo avevano affascinato lusingando la sua ambizioncella di provinciale denaroso, e smaniante di veder salita in signoria la famiglia. Per la qual cosa egli attribuiva la taciturnità del figliuolo ai più gravi pensieri del giovine che gli sembrava oramai addivenuto un'arca di scienza, credeva che i modi altieri e sprezzanti fossero naturale conseguenza dell'essersi egli assuefatto a vivere con persone d'alto affare; e non si meravigliava poi tanto delle spese fuor di misura cresciute, figurandosi che non ci volesse meno ad un giovine per apparecchiarsi amici illustri e protettori potenti che lo aiutassero a suo tempo a conseguire impieghi ed onorificenze nello Stato.
Misero padre, se avesse potuto sapere quali fossero le vere cagioni dei pensieri, delle spese, dell'alterigia del figliuolo! E meno male per quella famiglia, se giungendo il padre a conoscere il vero, avesse avuto capacità, forza, tempo, di riparare gli errori di uno scapestrato quale pur troppo era divenuto Riccardo!
Così è, Riccardo, sedotto subito dai godimenti della capitale s'era abbandonato a quelli senza riflettere a nulla, senza potersi moderare; i parenti che lo avevano ospitato crederono di far bene lasciandolo in sulle prime sfogarsi a sua posta, e quando vollero frenarlo era ormai troppo tardi: indi parte per mal consigliata compassione dei parenti, parte perché erano alquanto venali, e non volevano perdere il guadagno della buona dozzina pagata loro dal ricco provincialetto, lasciaron correre, e nascosero al padre lo scioperato vivere del figliuolo, e si unirono a questi nell'ingannarlo con false notizie dei suoi portamenti.
| |
Stato Riccardo Riccardo
|