Pagina (260/360)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      (Continua)
     
     
      Gli studi del male arrivato giovine consistevano dunque nell'andare ai teatri, alle feste, ai caffè, ai passeggi; suoi amici furono i giovani sfaccendati, gli zerbini, i parassiti in erba, i più sciocchi, i più spavaldi che fossero tra i signoretti della Capitale. E quando fu in età da potersi imbrancare coi libertini matricolati ed in guanti bianchi, presto divenne emulo dei più sfrontati tra essi, e vittima dei più malvagi, lasciandosi perfino miseramente signoreggiare dalla funesta passione del giuoco. Ed ecco i tardi rimorsi, le dispettose invidie, i debiti, e perduta la stima di sé medesimo, e la serenità dell'animo, e spento in lui ogni onesto e gentile affetto.
      Quando i suoi errori lo avevano già ridotto a sì mal termine che sarebbe stato impossibile occultare ogni cosa, il cielo ebbe forse compassione della sua madre infelice, volle risparmiarle il dolore di veder confirmati i suoi timori, perché una malattia più grave delle altre le tolse in pochi giorni la vita. Riccardo non giunse in tempo a Montevago per dare l'ultimo addio alla moribonda sua madre: certe corse di cavalli che appunto allora venivano fatte con grandi apparecchi e sfoggio di lusso e scommesse di molto valore, e per le quali egli era in faccende gl'impedirono di accorrere lassù appena ebbene avuto la dolorosa notizia. Trovò il misero padre fuori di sé dall'afflizione: sparse insieme con lui lacrime sincere: per poco il dolor filiale ravvivò nel suo cuore i sopiti affetti; la voce della coscienza si fece udire a rampognarlo della vita scioperata e colpevole fino allora tenuta, dello scellerato inganno con cui tradiva sì crudelmente le speranze di quel troppo semplice e troppo credulo padre.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Giornale per i bambini
Antologia
di Autori Vari
Tipografia del Senato
1881-1883 pagine 360

   





Continua Capitale Montevago