.. Ma il delegato mosso da un sentimento d'umanità per la misera vecchia, e travedendo da alcune sue ingenue risposte che avrebbe potuto essere innocente, la indusse a confessargli che andava in cerca del tal procuratore; e allora ella acconsentì di palesare ad esso il motivo. Con tutto ciò era necessario che Riccardo si recasse immediatamente a Firenze per attestare della onestà della Marianna. Il procuratore aveva provveduto al modo che il suo cliente potesse andarvi senza pericolo. Egli non indugiò un minuto. La Marianna fu liberata; il suo generoso sacrifizio fu palese a Riccardo e al procuratore soltanto; e il valor del gioiello bastò a salvare dalla carcere e dall'estrema ruina lo sventurato.
La Marianna aveva sopportato quella grave peripezia con la intrepidezza di chi si espone ad un rischio per fare una buona azione, e se anco avesse sofferto più di quello che immaginare si possa, la contentezza d'aver raggiunto il suo fine le fece dimenticare ogni cosa. Solo le dispiaceva che, per cagione della sua inesperienza, non le fosse riescito di tenere occulto al suo amato padrone il servizio che aveva voluto fargli.
Per Riccardo poi fu una lezione troppo tarda, è vero, quanto al restaurare le sue sostanze ormai andate in dileguo, ma in tempo, ed era quello che più importava, in tempo, per farlo divenire un uomo onesto. Vendé tutto quello che gli era rimasto; finì di pagare i debiti; assicurò una pensioncella alla Marianna, senza ch'ella il sapesse, e rimase a fare il copista nello studio del procuratore.
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