Glielo levò e la principessa aprì gli occhi e si alzò dal suo letto di fiori guardando in faccia il suo liberatore. Pareva che si destasse da un lungo sonno.
Il giovane le disse che il re e la regina desideravano di rivederla, e Chioma d'argento dopo essersi specchiata lo seguì e rifecero insieme tutto il cammino che egli aveva fatto solo.
Quando arrivarono alla buca che metteva alla prima grotta, trovarono il cavallo del Nano.
Chioma d'argento gli salì in groppa insieme col giovane, e il cavallo corri corri li menò nel cortile del palazzo reale, e sparì.
Il re e la regina appena videro la figlia così bella e grande, piansero dalla gioia. Il re non aveva coraggio di accostarsi a lei dal rimorso, ma Chioma d'argento gli buttò le braccia al collo e la pace fu fatta.
Non sapendo come meglio ricompensare il giovane, il re gli offrì la figlia in isposa, e furono ordinate gran feste, per celebrare le nozze. Chioma d'argento volle che alle nozze assistessero anche le due fate.
Ma queste, arrabbiate della fuga di Chioma d'argento, ruppero pentole, vasi e brocche, buttaron via la calza, si strapparono la cuffia e giurarono che il mondo è pieno d'ingrati.
Il giorno stesso delle nozze furono trovate le cinque cornacchie morte nel pozzo. Le fate avevano tenuto parola. I savi le esaminarono e riconobbero in esse cinque streghe malefiche.
Tutti mangiarono, bevvero e si divertirono, e io rimasi con un palmo di naso.
Carlo COLLODI
Chi non ha coraggio non vada alla guerra.
Proverbio in due parti.
Nr. 18 (3 maggio 1883), p. 277-279;
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Chioma Nano Chioma Chioma
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