Conoscete, per caso, lo zio di Leoncino? Lo dovete conoscere di certo, perché chi lo sa quante volte lo avete incontrato per la strada: ma ora forse non ve lo rammentate più.
Figuratevi, dunque, un omone alto alto, grosso grosso, con un faccione largo come la luna, e con un nasone tutto pieno di nasini, da parere un grappolo d'uva.
Di nome si chiama Giandomenico: ma tutti nel paese lo conoscono col soprannome di Nasobello.
Vedendolo la prima volta e giudicandolo dalla fisonomia burbera e accigliata, c'è da scambiarlo per un orco, per un tiranno, per un mangia-bambini, e invece... Invece, è una buonissima pasta d'uomo, burlone, allegro, di buon'umore, tutt'amore per i figlioli e tutto premure e attenzioni per il suo nipotino.
Tant'è vero, che appena gli capitò davanti Leoncino scalmanato e impaurito a quel modo, il sangue gli fece un gran rimescolone e gridò subito:
- Che cos'è stato?... Perché hai il viso acceso?... Dove sono rimasti i tuoi cugini?...
Il ragazzo stintignava a rispondere: pareva quasi che si vergognasse.
- Dunque?... - insisté lo zio, alzando sempre più la voce.
- Ecco... dirò... una bestia così brutta...
- Quale bestia?...
- Io...
- Come?... tu sei una bestia?...
- Io, no: quell'altra... che ho trovata nel bosco...
- Non capisco nulla: ma spiegati, per carità!... Dov'hai lasciato i tuoi cugini?...
- Fra poco verranno...
- Eccoci, eccoci! - gridarono di fuori quattro voci argentine e squillanti, come tanti campanelli.
E nel tempo stesso entrarono in sala i quattro ragazzi, che si buttavano via dalle matte risate.
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Leoncino Giandomenico Nasobello Leoncino
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