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      - La guerra contro Cartagine.
      - E chi è questa Cartagine?
      - E una grossa quercia, che rimane a metà del bosco.
      - E perché la chiamate Cartagine?
      - Bella forza? Perché noi siamo i Romani e andiamo sempre a bastonarla.
      - Ora ho capito tutto! - disse il babbo. - Prosegui pure il racconto.
      - Sicché dunque, quando si fu per i campi, sarebbe toccato a me a camminare avanti, ma siccome Leoncino è un prepotente per via che ha la sciabola dorata e la striscia bianca al berretto, allora mi saltò addosso col dire: "il generale sono io, e tu devi venire dietro a me." - Ma questa l'è una riffa, ne convieni babbo? Scusa, babbino, te che te ne intendi, quando si fa la guerra, chi è che va avanti, il generale o quello che sona la tromba? Io dico che quello che sona la tromba gli è sempre il primo di tutti, se no la sarebbe una bella ingiustizia.
      - Via! via! via! - gridò il babbo. - Non ci perdiamo in tante lungaggini.
      - Mi spiccio in due parole. Sicché dunque, lui, secondo il solito, volle andare avanti, e noi tutti dietro a passo di marcia. Quando tutt' a un tratto, che è che non è, il nostro generale in capo si ferma... fa due passi indietro, e cacciando un urlo che pareva il fischio del vapore, si mette a scappare verso casa. E come scappava!... Ti ricordi, babbo, del gatto dell'ortolano, quando gli si faceva vedere la frusta? Tale e quale.
      - E la cagione di tutto questo spavento?
      - Figurati! Aveva visto un rospo fra l'erba.
      Il signor Giandomenico, udito il racconto, aveva anch'esso una gran voglia di ridere: ma invece, atteggiandosi a giudice severo e inesorabile, si voltò ai suoi quattro ragazzi, gridando in tono di comando militare:


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Giornale per i bambini
Antologia
di Autori Vari
Tipografia del Senato
1881-1883 pagine 360

   





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