- Io poi scommetto di saltare una buccia di fico - disse ridendo Tonino, capitano d'ambulanza e nel tempo stesso ragazzino pacifico e tranquillo, che faceva tutte le sue cose con flemma, senza riscaldarsi mai di nulla: prova ne sia che non s'era nemmeno curato di prender parte a quella memorabile scena, in cui il suo generale in capo, dopo essere stato degradato, aveva dovuto consegnare la propria sciabola in presenza di tutta la soldatesca.
Quando ognuno dei ragazzi ebbe detta la sua, Leoncino si fece avanti e dimandò con aria baldanzosa di sfida:
- Chi di voi si sente il coraggio di saltare giù nell'orto dalla terrazza del primo piano?
- Io no davvero: c'è da rompersi una gamba - rispose uno dei ragazzi.
- Nemmen'io; c'è da spaccarsi la testa - rispose un altro.
- Neppur io - disse Arnolfo - c'è da strapparsi i calzoni, e per l'appunto oggi ho i calzoncini nuovi!
Leoncino sorrise allora d'un risolino maligno e canzonatore e dopo aver dato un'occhiata di compassione a' suoi cugini, riprese a dire:
- Dunque voialtri, quel salto non avete il coraggio di farlo? Ebbene: io ho il coraggio di farlo! E lo farò: e dopo che l'avrò fatto, vedremo se continuerete a dire che ho poco coraggio e a mettermi in ridicolo, perché l'altro giorno ebbi paura di un rospo. Dicerto, gua, se avessi saputo che era un rospo, non sarei scappato.
- O per chi l'avevi preso? - domandò Arnolfo ridendo. - L'avevi forse preso per un elefante?...
- Non dico un elefante... ma quella brutta bestia, a vederla là fra l'erba, mi fece un'impressione.
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Tonino Leoncino Arnolfo Arnolfo
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