.. un certo non so che... Ma questo, siamo giusti, non vuol dire che in quel momento non avessi coraggio...
- Tutt'altro - replicò Arnolfo col solito risolino - vuol dire solamente che avesti paura!...
- Paura io? Per tua regola, a coraggio, vi rivendo quanti siete.
- Canta, canta, canarino!
- Arnolfo, non offendere!
- Io non t'ho offeso.
- Mi hai detto canarino.
- Canarino non è un'offesa: canarino gli è un uccellino con le penne gialle.
- Ma io le penne gialle non ce l'ho! - gridò Leoncino, riscaldandosi.
- Se non le hai, le potresti avere.
- Bada, Arnolfino! Fra me e te la finisce male! Ti avverto che le mani mi cominciano a prudere!...
- Caro mio, se ti prudono, te le puoi grattare.
A quest'ultima uscita di Arnolfo, tutti i suoi fratelli dettero in un solennissimo scoppio di risa.
Allora Leoncino, lasciandosi vincere dalla bizza, fece l'atto di volersi avventare contro il suo piccolo avversario: ma Raffaello, svelto come uno scoiattolo, lo abbracciò subito a mezza vita, e tenendolo fermo, cominciò a dirgli con una certa cantilena burlesca:
- La si calmi, sor generale, la si calmi! La sia bonino!
E tutti gli altri ragazzi a ripetere in coro con la medesima cantilena:
- La si calmi, sor generale, la si calmi! La sia bonino!...
E lì tanto dissero e tanto fecero che Leoncino, dimenticandosi tutta la bizza che aveva addosso, cominciò a ridere anche lui.
Poi, voltandosi verso Arnolfo, gli domandò:
- Mi dici perché te la prendi sempre con me?
- Io me la prendo con te? Neanche per sogno. Ma anche se me la prendessi con te, credilo, ci sarebbe la sua brava ragione.
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