Ma non si dette per vinto! Anzi, il giorno dopo, ricominciò a stillarsi il cervello per trovare qualche nuovo ammennicolo, che valesse a dare una prova di quel coraggio, che egli non aveva, ma che avrebbe voluto avere.
Ora bisogna sapere che, dall'oggi al domani, era capitata appunto nei dintorni di quella campagna una grossa volpe.
Questa famelica bestia, spavento e flagello di tutti i pollai, non solo mangiava i galli, le chiocce, le pollastre e le galline vecchie, ma, occorrendo, divorava allegramente anche i pulcini e i galletti di primo canto, senza avere il più piccolo riguardo per la loro tenera età.
Sentendo parlare spesso di quella volpe, Leoncino ebbe la curiosità di domandare una volta al guardaboschi dello zio:
- Come sono grosse le volpi?
- Le volpi - rispose il guardaboschi - somigliano molto ai cani, se non che hanno la coda assai più grossa, un codone che pare una spazzola. Non le ha mai vedute, lei, le volpi?
- Mai.
- Vuol vederne una?
- Come? una volpe viva?...
- No, morta. La trovai cinque anni fa nel bosco, l'ammazzai con una schioppettata, e poi la volli impagliare... ossia, riempire da me: ma non lo dico per vantazione, l'è impagliata così bene, che c'è da scambiarla per una volpe viva. Se lei vuol vederla, venga a casa mia e così potrà levarsi questa curiosità.
- Quando potrei venire?
- Anche domattina.
- A che ora?
- Di prima levata, avanti che io esca per andare al bosco.
Leoncino non intese a sordo. La mattina dopo si alzò di buonissim'ora e senza dir nulla a' suoi cugini, che erano sempre a letto, andò difilato a casa del guardaboschi.
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Leoncino
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