Quando fu là, il guardaboschi lo condusse in una stanzaccia terrena, che serviva per le legna: e in un angolo di questo bugigattolo c'era una bella volpe accovacciata sopra un'asserella, con la testa alta e minacciosa, con gli occhi di vetro, che parevano vivi e con la bocca aperta in atto di ringhiare e di mostrare rabbiosamente i denti.
Alla vista di quella volpe, Leoncino ebbe, come chi dicesse, un lampo di luce, una specie d'ispirazione improvvisa... e voltandosi al guardaboschi, gli disse:
- Come è bella! Me la volete vendere?
- Vendere? Che le pare! Piuttosto gliela regalo.
- Davvero?
- E gliela regalo volentieri: tanto più che starà meglio in casa di lor signori, che in questa stanzaccia umida e senza luce, dove c'è il caso che, una volta o l'altra, me la mangino i topi.
- Dunque la posso prendere?
- La prenda pure: ma che la vuole portare da sé alla villa?
- Sicuro che la voglio portare da me. La villa dello zio è così vicina!
- Gua: faccia lei.
Leoncino, con l'aiuto del guardaboschi, si caricò sulle spalle la volpe, ripeté i suoi ringraziamenti, e se ne andò.
Intanto i cinque cugini, appena alzati da letto, domandarono subito di Leoncino: ma Leoncino non c'era.
Aspettarono un quarto d'ora, mezz'ora, un'ora, e Leoncino non tornava: e già cominciavano a mettersi in pensiero, quand'ecco che finalmente Leoncino tornò.
- Dove sei stato finora? - gli domandarono tutti insieme.
- Sono andato a fare un giro per questi dintorni; e sapete perché? per vedere se incontravo la volpe.
- La volpe non c'è più: è perduta da un pezzo - disse Raffaello.
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Leoncino Leoncino Leoncino Leoncino Leoncino Raffaello
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