- Come se non fossimo tutti umili e vili! Addio, ragazza mia.
E così dicendo la tignuola spiccò il volo tutta felice.
- Oh, ma non c'è dunque anima viva che mi comprenda, che mi consoli? - mormorava tristamente la signorina Dell'Api, singhiozzando.
E intanto un venticello soave scendendo dalla collina le portava vicino, come un allegro invito, il profumo dei fiori, e il lieto ronzio delle compagne che ne' calici olezzanti trovavano ogni dolcezza. Povera fanciulla! passavan le ore felici, ed essa le lasciava trascorrere senza pensarci, consumandosi in desiderii inutili e sciocchi.
- O chi si lamenta? - disse una formicolona che si tirava innanzi a fatica portando in bocca una formicolina in fasce.
- Io, signora formica, ma lei non può consolarmi.
- Ma che c'è?
- Vorrei essere quel che non sono - rispose la signorina.
- Male, male. E non ci arriverete mai, perché quel che è fatto è fatto, e a questo mondo non si torna addietro. Mi dispiace per voi.
- O che è giusta - seguitò l'altra - che io e lei si debba essere sempre un'ape e una formica - due povere diavole, senza garbo né grazia; mentre potremmo esser tanto felici, tanto belle, se fossimo magari due farfalle con la nostra piena libertà di volare senza fare il gran nulla?
- Avete torto, torto marcio, bambina mia. La vostra vita è molto più nobile e bella di quella d'una farfalla. Noi due siam d'esempio al mondo. Vi par nulla il sentir dire continuamente: Operosa come una pecchia, industre come una formica. Bambina mia, colla perseveranza e con la bontà si nobilita qualunque esistenza.
| |
Dell'Api Operosa
|