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      Se anche siamo fra gli esseri più meschini della creazione, non so perché non possiamo far di tutto per sollevarci dal nostro stato ed esser felici, procurando di fare degnamente il nostro dovere. Via, coteste son fisime! Lasciatele stare, e venite un po' meco a spasso. Giusto debbo andare un po' lontano, a vedere certi miei parenti e a dar loro una mano. Son giornate laboriose queste d'ora, e non è bene star con le mani alla cintola. - La formica lasciò la sua piccina dentro una rosa che le servì di culla, e tutte e due s'incamminarono con gli ombrellini aperti, col cappello penzoloni dietro alle spalle, perché il sole bruciava di già.
      Camminarono un pezzo e poi giunsero in un certo ripostiglio, dove la signorina Dell'Api fu mascherata e travestita da formica. Pareva non avesse fatto altro, in tutta la vita, che il nuovo mestiere. E poi quell'abito che aveva addosso, le tornava tanto bene!
      Dopo camminato un pezzo, misero piede in una città di formiche, dove nessuno la riconobbe. Che affare, che lavorio! Le strade piene di gente affaccendata che badava ai fatti suoi e tirava di lungo senz'occuparsi di quelli altrui. Passavano formiche cariche d'ogni grazia di Dio: passavan quelle che tornavano a caricarsi di vettovaglie... Chi comprava e chi vendeva, chi esercitava un mestiere e chi un altro... Tutti eran felici: anche i formicolini piccini che in collo alle balie si beavano al sole. Lavoravano tutti, grandi e piccoli, giovani e vecchi. S'aiutavano, si sorreggevano, e facevan di tutto per guadagnar tempo, quasi sapessero che il tempo è una merce dimolto cara.


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Giornale per i bambini
Antologia
di Autori Vari
Tipografia del Senato
1881-1883 pagine 360

   





Dell'Api Dio