La fata non passò mai. Intanto la famiglia si faceva grande e le tribolazioni aumentavano.
La sera della Befana i tre bambini lo avevano pregato e ripregato che desse loro un balocco.
- Tutti i bambini quella sera sono felici e loro nulla.
Al manuale venne in mente la tromba.
- La fata se aveva voglia di aiutarlo non aveva bisogno che la chiamasse. Doveva essere un inganno; era meglio che colla tromba contentasse i bambini.
Difatti li mandò a letto e dopo scavò al posto dove aveva nascosto la tromba e la cavò fuori lucida come uno specchio; la guardò, la rigirò, ebbe per un momento la tentazione di mettersela alla bocca, ma la vinse, e portò la tromba sul letto dei suoi bambini che dormivano.
In quella notte però ebbe un sogno. Vide la fata che lo guardava in atto minaccioso e si allontanava lasciando sulla sua casa una striscia di fuoco.
La mattina dopo dormì a lungo e quando si alzò era pentito, voleva provare la virtù della tromba.
- La fata aveva ragione d'essere in collera; perché l'accusava d'inganno prima di sincerarsi? Andò in quella stamberga che gli serviva di cucina e non trovò altro che i suoi due maschi che piangevano.
- Cos'era stato, che cosa non era stato? Lo voleva saper subito.
- Il maggiore aveva dato nella tromba avvicinandola all'orecchio di Miseria, e subito era comparso un turco, nano, brutto quanto mai e se l'era portata via insieme colla tromba.
Il manuale si messe a piangere, la moglie si messe a piangere, i ragazzi piangevano; Miseria era il cuore di tutti, l'allegria di casa, ma i pianti non servivano a nulla.
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Befana Miseria Miseria
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