La fata fu commossa dall'affetto che aveva quel pover'uomo per la sua bambina.
- Miseria non conoscerà la miseria - disse dandogli la chiave. - Questa ti servirà a aprire una cassetta piena d'oro che troverai sotto il sasso quadrato che è nel tuo giardino ma non te ne valere altro che quando ti manca il lavoro.
La fata sparì dopo aver ordinato alle nuvole di transitarlo al di là del fiume.
Sparì nella luce dell'aurora e il manuale vide il nano, che montato sopra un cavallo, volendolo inseguire, precipitò nell'acqua.
Tornò a casa contento come una pasqua con Miseria che si svegliò nel suo letto e credé d'aver sognato.
Fecero un gran festinoGoderon proprio tutti;
Io sol nel cantuccinoRestai a denti asciutti.
FORESE
La gita di piacere della famiglia Disgraziati.
Nr. 31 (2 Agosto 1883), p. 487-490.
Il sor Timoteo Disgraziati era un uomo che non gliene andava una bene. Se si fosse messo a fare il fornaio è certo che i medici avrebbero proibito al genere umano di cibarsi di pane, perché dannoso all'anima ed al corpo, e il genere umano avrebbe ubbidito ciecamente. Ma il sor Timoteo non faceva il fornaio; faceva il baloccaio, mestiere fallito, ora che i bambini nascono uomini e fino dalle fasce hanno un profondo disprezzo per i cavallini di legno col fischio, per i tamburi gialli e verdi a striscie, per le trombettine e per quelle bambole di cencio, vestite di color rosa, cogli occhi neri, il viso imbellettato e quella chioma folta, fatta per lo più di calze nere disfatte, quelle bambole che noi da bambini si portavano in trionfo e si tenevano come le cose sante.
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