Pipì, invece di rispondere, cominciò a strofinarsi gli occhi: poi disse piangendo:
- Me... l'hanno... mangiata!...
- E chi te l'ha mangiata?
- Arabì-Babbù, un coccodrillaccio, che mangerebbe anche il fuoco!...
- E come andò che te la mangiò?
- Io volevo fare il chiasso... e lui fece per davvero.
- Oh povero Pipì!
- E che bella coda! Una coda, lo creda signore... Come si chiama lei?
- Adolfo.
- E il casato?
- Adolfo senza casato.
- Lo creda, signor Adolfo senza casato, una coda che faceva gola soltanto a vederla. Quella coda era tutto il mio patrimonio.
- E perché sei scappato di casa?
- Non sono scappato... mi hanno chiuso in un sacco e mi hanno portato via.
- E ora che cosa pensi di fare?
- Qualche cosa farò. Io mi accomodo a tutto.
- Per esempio?
- Io mi contento di poco. A me mi basta di mangiare, di bere e di andare a spasso. Non domando nulla di più.
- Sei discreto davvero! Ma chi ti darà da mangiare?
- Io confido in lei.
- Perché no? Io son pronto a darti da mangiare: a patto però che tu sappia guadagnartelo. Sei avvezzo a lavorare?
- Se debbo dir la verità, invece di stare a lavorare mi diverto molto più a vedere lavorare gli altri.
- Vuoi prendere il posto del mio cameriere?
- Si figuri! - rispose Pipì, stropicciandosi insieme le due zampine davanti per la grande allegrezza.
- Fra pochi giorni - riprese il giovinetto Adolfo - io partirò, per fare un lungo viaggio. Durante questo viaggio, vuoi tu essere il mio cameriere, il mio compagno di avventure?
- Si figuri!...
- A colazione ti darò ogni mattina cinque pere, cinque albicocche e un bel cantuccio di pan fresco: ti piace il pan fresco?
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Pipì Adolfo Pipì Adolfo
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