- Si figuri!
- A desinare mangerai alla mia tavola, e ti farò portare un piatto di pesche, di susine e di albicocche: ti piacciono le albicocche?
- Si figuri!
- A cena mangerai otto noci e quattro fichi dottati: ti piacciono i fichi dottati?
- Si figuri!
- Tutte le volte poi che farai qualche balordaggine o qualche cattiveria, allora con questo frustino ti affibbierò una carezza sulle gambe: ti piacciono le carezze fatto col frustino?
- Mi piacciono più i fichi dottati - mugolò Pipì, grattandosi il capo con tutte e due le zampe.
- Accetti dunque i miei patti? - domandò Adolfo.
- Accetto tutto... fuori però che quelle carezze...
- Anche le carezze col frustino: se no, vattene!...
- Ma le carezze... me le affibbierà adagino... senza farmi male... non è vero?
- Te le affibbierò secondo i tuoi meriti. Dunque?...
- Dunque fin da questo momento, io sono il suo cameriere, il suo segretario e il suo compagno di viaggio.
Allora Adolfo andò verso la tavola e suonò un campanello d'argento.
A quella chiamata si presentò il solito servo sulla porta.
- Fate passare subito il sarto, con la paniera di tutto il vestiario.
Il servo uscì: e dopo due minuti entrò il sarto con la paniera.
- Vestitemi quello scimmiottino con la livrea di mio cameriere - disse Adolfo.
Il sarto, senza farselo ripetere, prese dalla paniera due scarpine scollate, di pelle lustra, con un bel fiocchetto di seta sul davanti, e le calzò in piedi a Pipì.
Poi gl'infilò un paio di calzoncini rossi da legarsi al ginocchio: e dal ginocchio in giù gli abbottonò un paio di ghette colore di uliva fradicia.
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Pipì Adolfo Adolfo Adolfo Pipì
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