Poi gli avvolse intorno al collo un fazzolettino bianco, inamidato e stirato a uso cravatta: lo aiutō a infilarsi una sottoveste di panno giallo e una giubbettina a coda di rondine, di panno nero, che gli tornava una pittura: e finalmente gli accomodō in testa un cappellino a cilindro, col suo bravo brigidino da una parte, come hanno tutti i camerieri dei grandi signori.
Quando Pipė fu vestito tutto da capo ai piedi, Adolfo gli disse:
- Su, da bravo, vieni qua da me e va' a guardarti in quello specchio.
Lo scimmiottino si mosse franco e spedito; ma non essendo avvezzo a portare le scarpe cominciō a inciampare e fatti pochi altri passi finė col fare un bellissimo sdrucciolone e cadde lungo disteso sul pavimento.
Figuratevi le risate di Adolfo e del sarto.
Il povero Pipė faceva di tutto per rizzarsi, ma non gli riusciva. Puntava con sforzi inauditi i piedi in terra, ma i piedi scivolavano sui mattoni inverniciati: ed era subito un'altra musata battuta in terra.
Alla fine si rizzō: e toccandosi il naso che era tutto sbucciato, disse piangendo al padroncino:
- Io... con le scarpe non so camminare... Io voglio andare scalzo.
- Fatti coraggio - disse Adolfo - con un po' di pazienza ti avvezzerai anche alle scarpe. In questo mondo ci si avvezza a tutto.
- Ma io ci patisco troppo.
- Pazienza! In questo mondo ci si avvezza anche a patire, diceva il mio babbo. Su, su: vieni a guardarti allo specchio.
Lo scimmiottino si mosse una seconda volta: ma camminava a sentita, con passo di formica, pianino pianino, come se avesse camminato sulle uova.
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Pipė Adolfo Adolfo Pipė Adolfo
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