- Perché... perché...
- Su, su! Rispondi con franchezza.
- Perché io voglio tornare a far lo scimmiottino insieme col mio babbo, con la mia mamma e coi miei fratelli... e non voglio mascherarmi da uomo...
- E allora perché, poco fa, hai accettato di essere il mio compagno di viaggio?
- Perché credevo che fosse una cosa... e invece è un'altra.
- Vuoi, dunque, proprio andartene?
- Anche subito... ma lei mi faccia il piacere di non mandarmi dietro quel solito canaccio nero... perché se no, Filiggine, dopo cinque minuti, mi riporta di peso in questa stanza.
- Non aver paura. Filiggine, senza un mio comando, non si muove di qui. E quanto sei lontano da casa tua?
- Dimolti, ma dimolti chilometri.
- E prima di metterti in viaggio, non ti senti bisogno di mangiare qualche cosa?
A dir la verità, lo scimmiottino non aveva l'ombra della fame: ma tentato dalla sua gran ghiottoneria, rispose abbassando gli occhi e facendo finta di vergognarsi:
- Un bocconcino lo mangerei volentieri!...
Adolfo suonò il campanello d'argento, e il servo portò in tavola un cestino pieno ricolmo di bellissime pesche.
Come potete immaginarvelo, lo scimmiottino non le mangiò, ma le divorò in un baleno.
Dopo le pesche, vide presentarsi un canestro di ciliege così grosse, così mature e così rilucenti, che facevano venire l'acquolina in bocca soltanto a guardarle.
Pipì se le sgranocchiò tutte, a tre e quattro per volta: ma non volendo passare per uno scimmiottino villano e ineducato, lasciò nel canestro i nòccioli, le foglie e i gambi.
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Filiggine
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