Quando si sentì pieno fino agli occhi, allora si alzò da tavola, e fatta una bella riverenza, disse al padroncino di casa:
- Arrivedella signor Adolfo: scusi tanto l'incomodo e mille grazie della sua cortesia.
- Addio, Pipì. Fa' buon viaggio, e tanti saluti a casa.
Lo scimmiottino si avviò per andarsene: ma in quel mentre vide entrare il cameriere con un paniere di frutte, che mandavano un odorino da far resuscitare un morto.
- E quelle che frutta sono? - domandò, tornando due passi indietro.
- Quello son nespole del Giappone - rispose Adolfo. - Le avevo fatte preparare per la tua cena di stasera.
Pipì rimase un po' pensieroso: ma poi disse:
- Pazienza! - E fattosi un animo risoluto, si avviò di nuovo per partire.
Giunto però sulla porta di sala, si trattenne alcuni minuti. Quindi, volgendosi al giovinetto, gli chiese:
- Scusi, signor Adolfo, che ore sono?
- Mezzogiorno preciso.
- Mezzogiorno?... A dir la verità, mi pare un po' tardi per mettersi in viaggio.
- Tutt'altro che tardi. Ti restano ancora sette ore di giorno chiaro, e in sette ore si fa dimolta strada.
- Ha ragione e dice bene. Dunque arrivedella signor Adolfo, scusi tanto l'incomodo e mille grazie della sua cortesia.
E questa volta partì davvero. Ma dopo un quarto d'ora Adolfo se lo vide ricomparire in sala, tutto ansante e trafelato.
- Che cosa c'è di nuovo? - gli domandò il giovinetto.
- C'è di nuovo - rispose Pipì - che questo sole sfasciato mi dà una gran noia e mi fa abbarbagliare gli occhi. Non potrebbe, di grazia, prestarmi un ombrellino di tela da pararmi il sole?
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