Raccolse un po' di neve e la lasciò liquefare nel palmo della sua manina calda e grassotta, poi guardò attentamente nel fondo per veder se qualche cosa vi fosse rimasto, ma non trovò nulla.
- Forse il Signore non vuole che noi le troviamo - pensò - e si mise a correre torno torno all'aiuola: A un tratto, contro il muricciolo del giardino vide appoggiata una scala a pioli, e fu una gioia! L'arrampicarsi era la sua passione.
Ah!... che magnifico giardino c'era al di là del muro! A sinistra si vedeva un gran palazzo che doveva essere quello della duchessa di Mariano. E anche il giardino era forse suo. Come era grande! c'era un bosco di olmi, spogli, secchi, che parevano scheletri di giganti: e dietro gli olmi de' pini, sempre verdi: e dietro i pini, sulla riva di un laghetto, c'era una casina, uno châlet, che pareva caldo caldo sotto quel largo cornicione coperto dalla neve, come da un cuscino di velluto bianco.
- Chi ci starà là dentro? - pensò l'Annuccia. - Vorrei starci io,
colle mie bambole, i miei canarini e il mio Giornale per i Bambini: io sola...
Ma un'idea balenò in quel punto alla sua mente. Luisa non le aveva detto con un'aria di mistero, che la fata buona abitava in un gran giardino vicino alla sua casa, alla casa di Annuccia?
La bambina guardò all'intorno. Dall'altra parte c'era pure un giardino, ma piccolo e nuovo, con certe piantine da bambole. Oh, no no: non può esser che qui, nel giardino della duchessa, che dicono sia il più grande e il più bello della città. E chi mai può abitare in quella casina di legno, nascosta in mezzo ai pini, sulla sponda del laghetto, se non una fata?
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